
Devo ammettere la mia ignoranza: ho sempre creduto che Il mago di Oz fosse l’unico romanzo scritto da Frank Baum ambientato in questo fantastico mondo. Di recente invece ho scoperto che la saga è formata da ben 14 libri, considerando solo quelli scritti da Baum.
Potete ben capire come, quando mi è capitato tra le mani il secondo romanzo, Il meraviglioso regno di Oz, non ho potuto resistere alla tentazione di leggerlo.
Il protagonista di questa storia è Tip, un ragazzo del regno di Oz. Da sempre accudito dalla vecchia e non proprio buonissima strega Mombi, Tip decide di scappare per essere finalmente libero. Insieme ad un suo nuovo e molto bizzarro amico, Jack Zuccone, un uomo di legno con una zucca per testa, inizia il cammino che lo porterà nella grande e splendente città di Smeraldo.
Ben presto la sua fuga si trasformerà in un’incredibile avventura: aiutato dallo Spaventapasseri e dal Boscaiolo di Stagno, vecchi compagni di avventura della piccola Dorothi, Tip dovrà salvare la Città di Smeraldo dall’attacco dall’esercito di ragazze del generale Zen-Zero, stanca di dovesi occupare delle faccende domestiche.
Sarà l’inizio di una nuova avventura nel fantastico mondo di Oz, tra vecchie conoscenze e nuovi amici.
Dopo aver scritto Il Mago di Oz, Frank Baum ricevette numerose lettere dei suoi piccoli fan che chiedevano a gran voce una nuova avventura. Le richieste furono così numerose che quello che doveva essere un romanzo singolo divenne ben presto una lunga e fortunata saga.
In questo secondo romanzo Frank Baum mantiene lo stesso stile semplice, fiabesco e leggero, ma carico di significati che ha contraddistinto il primo racconto. Con personaggi sempre più bizzarri e originali, la storia si sviluppa in un crescendo di situazioni surreali e divertenti che riescono a strappare un sorriso anche ai lettori più cresciuti. Lasciandoci un insegnamento attuale più che mai – nella vita è importante la bellezza che si ha dentro – Frank Baum ha regalato un’altra fiaba stupenda a noi lettori di ogni età, un’occasione per tornare ad essere un po’ bambini.